Solamente il 20% dei tumori è d’origine genetica, mentre la restante parte é legata ai cosidetti “fattori di rischio modificabili”, ovvero quei fattori dipendenti dal nostro stile di vita e dall’ambiente esterno. Tra i fattori di rischio modificabili l’obesità, il sovrappeso, e l’inattività fisica sono responsabili di 1/3 di tutte le morti per cancro.

Per quanto concerne dieta, eccesso di peso corporeo e attività fisica, il World Cancer Research Fund, nel suo report 

“Policy and Action for Cancer Prevention” del 2009, ha stimato che, nei Paesi con stile di vita di tipo occidentale, il 25% di tutti i tumori e attribuibile ad un bilancio energetico “troppo” positivo (in pratica al troppo mangiare e alla sedentarietà) e che potrebbe essere prevenuto con l’adozione di un regime alimentare corretto, la riduzione del sovrappeso e il raggiungimento di livelli sufficienti di attività fisica giornaliera. L’esercizio fisico dovrebbe essere praticato regolarmente, visto che uno stile di vita sano è efficace anche contro altre patologie gravi che presentano fattori di rischio in comune con la patologia tumorale, come quelle cardiovascolari e metaboliche (Vineis 2014).

Per esperienza personale sappiamo tutti quanto il movimento aiuti a restare in forma, a perdere peso, a mantenere giovane l’apparato muscolo-scheletrico e circolatorio, oltre che a migliorare l’umore. Sfortunatamente, quando si pensa alle misure per abbassare il rischio di sviluppare un tumore, nulla conduce all’idea che utilizzare l’attività fisica possa risultare uno strumento efficace. Sport e movimento hanno invece virtù nascoste supportate da sempre maggiori evidenze scientifiche “che dimostrano come il movimento sia un efficace strumento di prevenzione oncologica”, come ci spiega Paolo Marchetti, direttore del Dipartimento di oncologia medica presso l’Ospedale Sant’Andrea di Roma.

Già negli anni ’80 gli esperti del sistema sanitario britannico sostenevano che l’esercizio fisico andasse prescritto come una medicina. “Sono soprattutto medici di medicina generale e pediatri di famiglia – commenta Pierfranco Conte, professore di oncologia dell’Università di Padova e direttore dell’Oncologia medica 2 dell’Istituto Oncologico Veneto  – a poter veicolare questo importante messaggio educazionale in grado di raggiungere tutta la popolazione: dieta e attività fisica fanno bene non solo per prevenire le malattie di cuore e il diabete, ma anche i tumori. Un messaggio che andrebbe insegnato anche nel corso di laurea di medicina.”

Nel 2002 l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) ha stimato che, per i tumori più frequenti, circa il 25-33% dei casi sia attribuibile a fattori di rischio quali il sovrappeso e la scarsa attività fisica. Ed ancora, secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) una percentuale che arriva fino al 19% di tutti i tumori è attribuibile alla sola mancanza di esercizio fisico.

I meccanismi per cui il movimento riduca il rischio oncologico sono per certi versi ancora nebulosi, ma certa sembra essere l’influenza che l’attività sportiva ha sul nostro sistema immunitario.

Nelle persone fisicamente attive il sistema immunitario risulta maggiormente efficace sia nel rispondere agli attacchi esterni, sia nel ridurre la massa tumorale (nel caso di pazienti oncologici), addirittura nel prevenire le recidive nei pazienti in remissione.

I ricercatori hanno capito che l’attività fisica agisce su molti meccanismi essenziali dell’organismo come il metabolismo energetico e ormonale, l’infiammazione e sul sistema immunitario.

L’esercizio fisico agisce sulla riduzione del rischio di cancro attraverso:

  • Il sistema immunitario
    (attraverso molteplici meccanismi alcuni noti ed altri in in fase di studio);
  • la riduzione di livelli di insulina
    (creando un ambiente a basso livello di zucchero si scoraggia la crescita e la diffusione delle cellule tumorali);
  • l’innesco dell’apoptosi
    (morte cellulare programmata in grado di causare la morte delle cellule tumorali);  
  • la produzione di citochine, ovvero sostanze antinfiammatorie
    (l’infiammazione, specie se cronica, favorisce la comparsa di mutazioni nelle cellule e di conseguenza la trasformazione del tessuto sano in tumorale);
  • il potenziamento del sistema antiossidante;
  • un generale miglioramento dell’assetto ormonale e della composizione corporea 
    (meno grasso, meno ormoni steroidei);
  • una maggiore velocità di transito del bolo alimentare nel tubo digerente
    (l’accelerazione del tempo di transito del cibo nell’apparato gastroenterico è considerata una delle principali ragioni per cui il movimento previene il cancro del colon);
  • il miglioramento dell’attività intestinale
    (Muoversi accelera il transito intestinale. Più lungo è il tempo in cui le sostanze di scarto dell’alimentazione rimangono in contatto con le mucose di stomaco e intestino, e più alto è il rischio che eventuali composti tossici o mutageni danneggino le cellule).

Lo studio pubblicato più di un decennio fa sul British Medical Journal, che ha sondato la relazione tra attività fisica e cancro, e che spiega come l’esercizio si ripercuota su diverse funzioni biologiche agenti sul rischio di cancro, rimane assolutamente attuale e confermato da recenti ricerche in ambito epidemologico. Una di queste proviene dallo studio di Steven C. Moore e colleghi, del National Cancer Institute statunitense pubblicato il 16 maggio 2016 sulla rivista JAMA Internal Medicine. Quale é la natura del rapporto tra lo sport praticato nel tempo libero e l’incidenza di 26 tipi di cancro? Lo studio statunitense ha provato a rispondere esaminando i dati relativi a 1,4 milioni di persone, che avevano preso parte a 12 studi europei e americani dal 1987 al 2004. Dai 186.932 casi di cancro insorti in un follow-up di 11 anni, è emerso che il campione di persone esaminate con piu’ alto tasso di attività sportiva presentava un’incidenza più bassa su 13 tipi di tumore, tra i 26 presi in considerazione. In particolare le persone che facevano maggiore attività fisica presentavano una minor incidenza di adenocarcinoma dell’esofago (- 42%), di tumore del fegato (-27%), del polmone (-26%), del rene (-23%), dello stomaco a livello del cardias (-22%), dell’endometrio (-21%), della leucemia mieloide (-20%), di mieloma (-17%), di tumore del colon (-16%), di tumori della testa collo (-15%), di tumore del retto (-13%), della vescica (-13%) e della mammella (-10%).

“Siamo di fronte a uno studio importante, su numeri molto grandi – commenta il professore Pierfranco Conte – che conferma le evidenze che si stanno accumulando da alcuni anni e cioè che un sano stile di vita (dieta sana, attività fisica, non fumare) sono dei fattori determinanti per quanto riguarda la protezione dal rischio di ammalarsi di tumore”.

Unica eccezone tra i tipi di tumore presi in esame nello studio di Moore è coatituita dal melanoma maligno, in cui il rischio di contrarlo aumentava del 27% nei soggetti sportivi. Stando alle riflessioni degli autori la colpa di tale incremento, nel campione in esame, è facilmente attribuibile non all’attività sportiva in sé, ma alla maggiore esposizione ai raggi del sole, visto che il dato si riferiva a cittadini statunitensi di città molto soleggiate.

Va da se che chi fa sport all’aria aperta é maggiormente esposto ai raggi UV e che in assenza di adeguata protezione aumentano sensibilmente il rischio di tumori della pelle.

In questo caso il consiglio è di proteggersi con adeguati filtri solari durante le attività sportive all’aria aperta per non renderne vani i positivi effetti antitumorali.

Restando in tema di tumore della pelle, un recente studio danese ha cercato di chiarire maggiormente cosa avviene facendo sport in presenza di un tumore iniettando cellule di melanoma maligno in due campioni di topi.

Nel sangue dei “topi sportivi” i test hanno rivelato la presenza di una maggior quantità di adrenalina, di una molecola chiamata interleuchina 6 e di un componente del sistema immunitario, stabilendo che proprio l’adrenalina sia la principale responsabile degli effetti antitumorali legati all’attività fisica, perché con la sua presenza favorisce la formazione delle altre due molecole benefiche.

“I risultati dimostrano che i topi che fanno esercizio fisico presentano una riduzione degli effetti del cancro – spiega Pernille Hojman, ricercatrice dell’università di Copenhagen. Ma i topi non sono persone ed è impossibile dire se il meccanismo si applica anche all’uomo, anche se è noto che l’esercizio, specialmente quello moderatamente intenso, aumenta la produzione di adrenalina (anche nell’uomo)”.

Chiarire quali siano i meccanismi con cui l’attività fisica eserciti i suoi effetti protettivi rappresenta un interessante filone di ricerca, non solo per legittimare ulteriormente la raccomandazione di praticare sport in maniera costante, ma anche per individuare possibili nuovi bersagli molecolari di trattamento. 

“Comprendere questi meccanismi – riflette Conte – potrebbe aiutarci a mettere in atto delle procedure di intervento preventivo ancora più mirate.”

Il rapporto congiunto del World Cancer Research Fund (WCRF) e dell’American Institute for Cancer Research (AICR), intitolato “Food, nutrition, physical activity and the prevention of cancer: a global perspective” pubblicato nel novembre 2007 esprime importanti considerazioni sulla relazione tra i tumori più frequenti e una serie di alimenti, l’obesità e l’attività fisica.

Il controllo del peso corporeo é la prima delle raccomandazioni che ne deriva. Un indice di massa corporea BMI (body mass index) uguale o superiore a 40 è associato ad un aumento tra il 50 e il 60% di mortalità per tutti i tipi di cancro, paragonato al tasso relativo della popolazione con  BMI inferiore a 25.

L’indice di massa corporeo può essere dunque usato come campanello d’allarme per predire la possibilità di sviluppare un tumore e sui suoi effetti.

Ma attenzione, sottolineano i ricercatori, dagli ultimi studi emerge che che l’esercizio fisico agisce attraverso meccanismi diversi oltre al semplice abbassamento del peso corporeo, come produzione di ormoni e effetto antinfiammatorio. (ANSA).

Nello specifico chi è normopeso ma sedentario e con la pancetta, presenta rischi simili a chi é in sovrappeso. “Better fat but fit, than not fat but unfit”meglio grassi e in forma che magri e fuori forma, lo slogan stilato dai ricercatori. Inutile dire che l’ottimo sarebbe essere magri e in forma (fit and not fat)! 

Il mantra della prevenzione efficace e low-cost risulta composto dunque dai seguenti ingredienti:

dieta sana, vaccinazioni preventive, smettere di fumare, proteggere la pelle dai raggi del sole e fare tanto tanto sport.

Tra gli obiettivi specifici indicati nel piano nazionale di prevenzione 2014-2018 figura l’aumento dell’attività fisica da sviluppare nell’ambito di programmi scolastici, dell’ambiente di lavoro e in comunità con la speranza che accada ciò che è già avvenuto per il cibo.

Oggigiorno siamo tutti molto più consapevoli di ciò che mangiamo e conosciamo le prorpità benefiche per la nostra salute contenute in molti alimenti. Tale consapevolezza non solo guida le nostre scelte in fatto di dieta ma ci spinge ad educare i più giovani a una sana alimentazione. Sarebbe auspicabile che avvenisse la stessa cosa per l’attività fisica e lo sport in modo da divenire “esperti” in tutto ciò che può aiutarci a prevenire il cancro e le malattie più gravi.

Consigli Pratici

Come già accennato precedentemente i meccanismi per i quali lo sport agisce sul nostro corpo per ridurre l’incidenza di cancro sono noti solo in parte di conseguenza non esiste al momento una «dose» di allenamento in grado di fungere sicuramente da scudo anti-cancro.

In linea generale si raccomanda di svolgere almeno 150’ di attività fisica aerobica moderata (riferendosi a quelle attività che richiedono un sforzo respiratorio minimo, come ad esempio, una camminata veloce oppure andare in bicicletta), oppure, 75 minuti di attività fisica aerobica intensa (ovvero tutte quelli attività che fanno respirare più velocemente e in modo più profondo, e che fanno sudare) ogni settimana, oppure una combinazione adeguata di entrambe. 

L’importante è che l’attività sia distribuita lungo tutta la settimana (almeno in 5 volte), e che non sia una pratica saltuaria ma abituale, perchè lo scopo è quello di combattere uno stile di vita sedentario.

Antonio Bonetti, docente di medicina dello sport dell’Università di Parma, spiega come sia necessario

“non limitarsi a un’ora al giorno di attività aerobica, ma allenare anche la forza, con esercizi anaerobici di tonificazione muscolare, almeno due volte a settimana”.

La piramide dell’attività fisica illustra visivamente quanto movimento sia necessario per avere effetti benefici sulla nostra salute. L’obiettivo è di lavorare sodo per ottenere i massimi benefici. Per questa ragione è essenziale prefissare per ognuno un proprio programma nel quale frequenza e intensità siano modulate periodicamente in funzione del proprio stato fisico e dal livello di allenamento personale sempre dopo aver consultato il proprio medico di medicina generale soprattutto nel caso in cui si sia affetti da patologie mediche, se si è in sovrappeso, se si ha un’età superiore ai 40 anni o non si sia praticata regolarmente attività fisica per un lungo periodo.

Fondamentale appare anche iniziare a fare sport fin dai primi anni di vita.

Sembra difficile da applicare ma bastano piccoli e semplici cambiamenti nella vita di tutti giorni per iniziare a muoversi ed abbandionare il divano, come ad esempio scendere dall’autobus una fermata prima o utilizzare le scale piuttosto che l’ascensore. Piccoli cambiamenti alla portata di tutti, giovani, adulti, anziani e addirittura malati.

Ricordiamo che l’esercizio per pochi minuti al giorno è meglio che non esercitare affatto, ed è probabile che la resistenza aumenti col tempo portandovi a completare allenamenti sempre più impegnativi e, non da ultimo, una regolare attività fisica risveglia energie latenti e aiuta a superare anche difficoltà psicologiche come la mancanza di fiducia in sé stessi e regala piacevoli momenti di condivisione.

Il corpo e la mente devono essere usati quotidianamente, altrimenti si deteriorano: “Use it or loose it” come dicono gli inglesi.

Concludo con le parole del filosofo danese Soren Kierkegaard:

“… Camminando ogni giorno, raggiungo uno stato di benessere e mi lascio alle spalle ogni malanno; i pensieri migliori li ho avuti mentre camminavo, e non conosco pensier così gravoso da non poter essere lasciato alle spalle con una camminata. Ma stando fermi si arriva sempre più vicini a sentirsi malati. Perciò basta continuare a camminare, e andrà tutto bene….”

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